Come verranno spesi i soldi del Recovery Fund per l’innovazione digitale

Come verranno spesi i soldi del Recovery Fund per l’innovazione digitale

Il Consiglio Ue ha dato il via libera al famoso Recovery Fund prevedendo un investimento di 750 miliardi di euro, di cui 390 miliardi di sussidi. All’Italia andranno 209 miliardi, di cui 127 di prestiti e il resto (81 mld) a fondo perduto. Di questi solo una parte andrà all’innovazione digitale. Ma quali saranno gli investimenti principali a cui verranno destinati questi fondi?

Recovery plan: 4 pilastri per la digitalizzazione in Italia

Roberto Viola, direttore generale della DG Connect Commissione UE, ha specificato quale vincolo giuridico prevede il piano di investimenti per utilizzare il Recovery fund: più della metà dei fondi, infatti, dovrà essere utilizzata per investimenti green e digitale. In particolare il 20% delle risorse, che per l’Italia ammontano a circa 45 miliardi di euro, dovranno essere destinate alla digitalizzazione del paese, una delle sei mission del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

48,7 miliardi di euro per digitalizzazione e innovazione

Attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) il Governo investirà 48,7 miliardi di euro per ridurre il gap con gli altri paesi rispetto alla innovazione digitale, attraverso la creazione di una vera e propria infrastruttura intelligente collegata su rete a banda larga. Tra i punti fondamentali del piano di investimenti alcune iniziative di Transazione 4.0, dall’innovazione della Pubblica amministrazione fino al rilancio del settore turistico. La parola chiave rimane una sola, digitalizzazione, ossia rendere tutti gli strumenti e i servizi pubblici il più immediati possibili attraverso i data center, i cloud e lo sviluppo della banda larga 5G. Secondo l’indice Desi 2020 infatti l’Italia è al 25° posto su 28 nella classifica della digitalizzazione tra i paesi europei. Miliardi dunque che andranno investiti in innovazione e competitività, ma allo stesso tempo in investimenti su sistemi e infrastrutture. Ulteriori aiuti arriveranno dai piani di sviluppo europeo: Nello specifico, il PNRR ha stimato l’utilizzo di 196 miliardi di euro provenienti dal fondo Next Generation EU. Ma quali sono le priorità di investimento per digitalizzare l’Italia? Secondo Viola il nostro paese deve concentrarsi su quattro pilastri: capitale umano, connettività, industria e pubblica amministrazione.

Sviluppo e innovazione digitale

Digital skill e connettività

Per quanto riguarda il capitale umano l’Italia dovrà puntare sulla formazione professionale e sulle digital skill, ossia le competenze digitali indispensabili per sostenere i sistemi di sviluppo 4.0, e per arrivare a questi il piano iniziale sarà incentrato sul potenziamento della connettività internet con lo sviluppo della rete 5G su tutto il territorio nazionale. Intelligenza artificialerobotica e supercalcolo, sono invece solo alcune delle nuove tecnologie su cui le imprese italiane devono continuare ad investire per rimanere competitive in Europa e nel mondo, creando devi veri e propri ecosistemi innovativi per lo sviluppo dei distretti industriali.

Industria 4.0 e Pubblica Amministrazione

Un altro settore da sviluppare sarà quello dell’industria 4.0, ossia il progressivo passaggio verso l’automazione dei processi produttivi attraverso l’integrazione di nuove tecnologie che serviranno a migliorare le condizioni di lavoro, creare nuovi modelli di business e aumentare la produttività e la qualità degli impianti. I benefici attesi dal piano di conversione sono: Flessibilità, velocità, produttività, qualità e competitività del prodotto. Per ottenere ciò è stato prodotto dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) un piano di conversione industriale che prevederà l’utilizzo delle seguenti tecnologie abilitanti quali:

  • Advanced Manufact Solutions: Robot collaborativi interconnessi e rapidamente programmabili;
  • Additive Manufacturing: Stampanti in 3D connesse a software di sviluppo digitali;
  • Augmented Reality: Realtà aumentata a supporto dei processi produttivi;
  • Simulation: Simulazione tra macchine interconnesse per ottimizzare i processi;
  • Horizontal/Vertical Integration: Integrazione informazioni lungo la catena del valore dal fornitore al consumatore
  • Industrial Internet: Comunicazione multidirezionale tra processi produttivi e prodotti
  • Cloud: Gestione di elevate quantità di dati su sistemi aperti
  • Cybersecurity: Sicurezza durante le operazioni in rete e su sistemi aperti
  • Big Data and Analytics: Analisi di un’ ampia base dati per ottimizzare prodotti e processi produttivi

Qui nel dettaglio è possibile consultare il Piano nazionale industriale 4.0 del MiSe.

Anche la pubblica amministrazione non potrà rimanere indietro nella corsa al digitale, soprattutto in ambito sanitario, come ha reso ben evidente l’emergenza Covid-19. Inizierà già infatti nei prossimi mesi un piano di progettazione per sviluppare e accrescere le competenze digitali sia nel pubblico che nel privato. In Italia, infatti, come risulta dal Digital Economy and Society Index (DESI) 2020, mancano le digital skill, sia di base che specialistiche, a fronte di una domanda crescente da parte del mercato.

Per compensare questo gap, da varie parti è stato richiesto un Piano Marshall per la formazione capitale umano, ed è stato proposto un piano a lungo termine per le digital skill, dalla scuola dell’obbligo all’università, senza dimenticare la riconversione e l’aggiornamento professionale. A ricordare l’importanza della formazione professionale nel settore pubblico è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, che ha puntualizzato come il nostro paese sia ancora indietro su questo fronte e che ora più che mai è indispensabile intervenire per poter compensare il divario tra le imprese italiane ed europee nella transizione digitale. In Italia, infatti, solo il 18% delle PMI investe nel digitale. Un dato allarmante che evidenzia un problema significativo per la crescita del paese: far capire alle aziende più piccole, la spina dorsale dell’economia italiana, l’importanza dell’innovazione e della digitalizzazione.

Intelligenza artificiale

Per quanto riguarda il trasferimento tecnologico, invece, il MISE intende potenziare il network 4.0, che comprende i competence center e i Digital Innovation Hub, istituendo sei nuovi centri di alta tecnologia dedicati a intelligenza artificiale, quantum computing, idrogeno, biopharma, tecnologie verdi, agrifood. Per il tema Agenda digitale sono stati presentati anche attraverso Confindustria Digitale 22.115 progetti, per 3,3 miliardi di euro, ma solo il 15% (ossia 11.328 progetti) sono stati portati a termine per 495 milioni di euro. Per evitare di commettere gli stessi errori con le risorse del Recovery fund l’Italia deve definire un’organizzazione efficace per spendere i fondi europei puntando sulla formazione, sulla digitalizzazione della Pubblica amministrazione e sulle infrastrutture di rete.

La ministra per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano ha invece illustrato nel frattempo a tutti gli assessori alla digitalizzazione delle Regioni il piano per l’utilizzo del Fondo Innovazione da 50 milioni di euro istituito per favorire dal punto di vista tecnico la trasformazione digitale dei servizi dei Comuni. L’obiettivo è quello di permettere a tutti i Comuni d’Italia di adottare l’identità digitale Spid come credenziale per usufruire dei servizi online e di avviare il trasferimento dei servizi nell’applicazione ‘Io’ per renderli fruibili da smartphone e abbiano reso possibili i pagamenti in modalità elettronica attraverso la piattaforma “pagoPa”.

Un piano per la ripresa dell’Europa, il Next Generation Ue

La sfida più importante, per il nostro Paese, inizia adesso: serve delineare un piano di investimenti convincente (per la Ue) ed efficace per uscire dalla crisi economica causata dalla pandemia. L’Unione europea ha dato il via ad un piano di investimenti, un maxi prestito dal nome Next Generation Ue, col quale dar via agli investimenti in servizi e infrastrutture future-proof, in linea con la strategia della Commissione europea e della sua presidente Ursula von der Leyen che punta tutto sulla digital transformation e sul green deal. La pandemia globale ha infatti messo in evidenza i settori su cui investire per ricominciare a correre: banda ultralarga fissa e mobile e digitalizzazione della burocrazia per semplificare la vita ai cittadini ma anche alle imprese che vogliono investire. Su questo fronte il governo è impegnato a spingere sulle tecnologie emergenti (AI e blockchain) per trasformare servizi e processi ma anche sul cloud come strumento chiave per garantire il consolidamento dei data center, azione prioritaria per l’interoperabilità delle infrastrutture pubbliche. Inoltre occorrerà direzionare parte di questi investimenti sulla scuola digitale, con un’attenzione particolare all’innovazione della didattica in ottica smart e alle connessione veloci negli istituti. Fondamentale sarà anche il progetto di digitalizzazione della sanità sul territorio attraverso lo strumento di E-health, un sistema di connessione tra sanità territoriale e cittadini attraverso l’utilizzo della tecnologia 5G con copertura su tutto il territorio nazionale per tenere in costante aggiornamento il sistema sanitario nazionale nel suo insieme ma soprattutto per arginare nuove emergenze sanitarie ed evitare il collasso del sistema ospedaliero in caso di emergenza, cercando allo stesso tempo di efficientare la spesa pubblica in materia di sanità.

Un altro fondo utile per lo sviluppo di tecnologia e innovazione sarà proprio il Fondo Nazionale Innovazione, che attraverso la Fondazione Enea Tech prevederà investimenti a sostegno delle startup, degli spin off universitari e della trasformazione tecnologica e digitale. Particolare attenzione è stata poi data anche sul pacchetto di iniziative e progettualità che costituirà Impresa 4.0 Plus con un importante focus sulle tecnologie di frontiera: intelligenza artificiale applicata all’impresa, blockchain, internet delle cose. Questa crisi darà dunque una grande opportunità di rilancio per l’Italia nel sostenere le prossime generazioni per una nuova alfabetizzazione digitale, investendo nell’innovazione e nelle imprese come punti di riferimenti del tessuto economico ed industriale italiano.

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