Cambia la privacy di Whatsapp. Cosa significa?

Cambia la privacy di Whatsapp. Cosa significa?

Il 4 gennaio 2021 è stata aggiornata su Whatsapp la nuova Informativa sulla privacy che entrerà in vigore dall’8 febbraio, giusto il tempo di dare agli utenti la possibilità di accettare o abbandonare per sempre l’app di casa Facebook. Ma cosa cambia e cosa c’è di preoccupante?

I numeri di Whatsapp

Whatsapp è stata acquistata ufficialmente da Facebook nel febbraio 2014 per la cifra stratosferica di 19 miliardi di dollari e con essa sono stati assorbiti i 450 milioni di utenti che già ne facevano parte. Il motivo di tale acquisto derivava dall’esigenza di Facebook di acquisire non nuovi clienti bensì quelle che vengono definite “informazioni e dati marketing“. Infatti, nonostante il social avesse già la sua app di messaggistica integrata, Messenger, la chat di Whatsapp continuava ad essere preferita per lo scambio istantaneo di informazioni. E sin da subito dopo l’accorpamento dei due social Zuckerberg ha cercato di ampliare sempre più le maglie sulle informazioni degli utenti, come ad esempio la richiesta di associare un numero di telefono al proprio account per poter collegare Facebook e Whatsapp. Ma a quale scopo?

 

La privacy di Whatsapp

Whatsapp aggiorna i Termini di servizio e l’informativa privacy, sollevando i timori collettivi di perdere il controllo sui propri dati. E gli utenti saranno obbligati ad accettarli entro l’8 febbraio 2021 pena l’impossibilità di usare il servizio, cosa che pesa come un macigno per chi utilizza Whatsapp tutti i giorni per comunicare con amici e parenti o per lavoro. L’invio delle notifiche per segnalare l’iniziativa ha suscitato preoccupazioni dal punto di vista della privacy, in particolare per quanto riguarda il data sharing con Facebook e le sue aziende. Whatsapp ha comunicato che per gli utenti europei e del Regno Unito non ci saranno modifiche alle modalità di condivisione dei dati, ciononostante la novità è interessante per noi europei.

Ma perchè queste modifiche? Le entrate principali di Facebook risiedono proprio negli introiti pubblicitari prodotti dalle famose “sponsorizzate“, ossia quei post a pagamento che i venditori utilizzano per arrivare a più clienti possibili. Nell’ultimo trimestre del 2020 infatti Facebook ha registrato entrate per 21,08 miliardi di dollari, di cui 20,736 provenienti dalla pubblicità, mettendo a segno una crescita del 25%. I ricavi pubblicitari dell’intero anno sono saliti a 69,655 miliardi, in crescita del 27%. L’intento delle nuove modifiche apportate a Whatsapp è dunque quello di acquisire maggiori informazioni sugli utenti e sui loro interessi per permettere alle sponsorizzate di essere il più mirate possibili e dare indietro ai fruitori di Facebook Business il miglior risultato possibile in termini di pubblicità mirata. La decisione ha scatenato numerose polemiche ma soprattutto la risposta dell’Unione europea non si è fatta attendere: esiste infatti un regolamento Ue che impedisce a WhatsApp di vendere i nostri dati a Facebook a scopi pubblicitari. In Europa infatti è in vigore il GDPR, il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali e le nuove regole della privacy di Whatsapp andrebbero in conflitto con quanto specificato dal regolamento, situazione questa che potrebbe prevedere un’infrazione e una multa nei confronti dell’azienda di Zuckerberg, oltre al rischio di una gigantesca causa legale.

Facebook si è difesa ricordando che i messaggi di WhatsApp sono protetti da crittografia end-to-end per cui il contenuto non dovrebbe essere accessibile a nessun altro diverso dagli interlocutori. Le chat sono salvate sul telefono e WhatsApp afferma di non condividerle con gli inserzionisti. Tale crittografia però non impedisce una elaborazione automatica dei contenuti per trasformarli in informazioni, con lo stesso sistema di crittografia delle password quando si registra ad un sito web. Le informazioni digitate, come ad esempio un interesse o un prodotto commerciale che si intende acquistare, potrebbero essere inserite in un database associate all’utente che si ritroverà tra le sponsorizzate proprio quel dato interesse o prodotto menzionato in chat, proprio come accade con gli algoritmi di Google e Amazon quando si cerca un prodotto o un servizio sul loro sito.

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