Arriva il Net-Zero Industry Act: Il piano d’innovazione dell’UE per le tecnologie green

Arriva il Net-Zero Industry Act: Il piano d’innovazione dell’UE per le tecnologie green

Domani 16 marzo verrà presentato il Net-Zero Industry Act, il piano d’innovazione green che punta entro il 2030 a produrre almeno il 40% della tecnologia pulita necessaria, attraverso la facilitazione della burocrazia e delle autorizzazioni, con una normativa più semplice e snella. Verranno infatti consentite agevolazioni fiscali e un uso flessibile dei fondi UE per offrire, con il Net-Zero Industry Act, una velocità e semplificazione dei finanziamenti alle aziende che convertiranno la loro produzione con fonti green. Questo è quanto dichiarato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, all’Eurocamera durante il dibattito in plenaria a Strasburgo

“Le nostre priorità politiche – il Green Deal europeo, la digitalizzazione e la resilienza geopolitica – rimangono invariate. Esse hanno hanno dimostrato di essere le priorità giuste, ma vogliamo renderle meno costose da realizzare, soprattutto per le nostre piccole e medie imprese”, ha spiegato la presidente della Commissione Ue. “Con una guerra alle porte, la volatilità dei prezzi dell’energia e i massicci investimenti nelle tecnologie pulite, l’Europa deve alzare il tiro”, ha aggiunto.

Domani infatti verrà adottato il “Critical raw materials act“, che consentirà al Collegio dei commissari di garantire la fornitura di materiali critici necessari per la transizione digitale e verde e sui quali oggi l’Ue dipende fortemente da alcuni Paesi terzi. La presidente ha infatti citato alcuni esempi come la dipendenza dalla Cina per il 98% della fornitura di terre rare, e nello specifico del 93% del magnesio. “La pandemia e la guerra ci hanno insegnato una lezione sulle dipendenze. Se vogliamo essere indipendenti, dobbiamo urgentemente rafforzare e diversificare le nostre catene di approvvigionamento con partner più stretti”, ha aggiunto. Ha poi citato il Canada, dove le aziende europee stanno risparmiando sull’approvvigionamento di nichel a basso tenore di carbonio per produrre batterie qui in Europa.

La Von der Leyen ha poi aggiunto che “Noi europei ci siamo posti l’obiettivo di spendere il 3% del nostro Pil in ricerca e sviluppo entro il 2030. Lentamente ma lentamente ma inesorabilmente, ci stiamo avvicinando a questo obiettivo. Ma non è sufficiente e altri sono più veloci e più bravi. Mentre l’importo che spendiamo in ricerca e sviluppo è in lento aumento, la nostra quota di spesa globale in ricerca e sviluppo è scesa dal 41% al 31% negli ultimi 20 anni. Insieme alla Presidenza svedese del Consiglio, vorrei quindi proporre ai Capi di Stato e di Governo di aumentare la quota di spesa dell’Europa”

Sul tema della competitività “dobbiamo lavorare a lungo termine. Dobbiamo accelerare nell’unione del mercato di capitali e lavorare sull’innovazione, sulla quale dobbiamo fare di più e meglio. E il terzo punto è la questione del commercio. Per diversi anni il commercio è stato un punto sacro per l’Ue, un motore potente: oggi però facciamo sempre più fatica a vedere l’applicazione di accordi commerciali”, ha sottolineato il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, al Parlamento europeo. “Non c’è equidistanza tra Usa e Cina, siamo un alleato storico e fedele dei primi. Nel contempo la Cina è una realtà, un soggetto importante. Per questo da una parte dobbiamo guardarci negli occhi con la Cina nella difesa dei valori fondamentali, impegnarci per ridurre le dipendenze Ue, dialogare con Pechino sulle questioni globale, dal cambiamento climatico alla salute”, ha spiegato Michel.

Infine è stato eliminato dalla bozza del piano industriale Net-Zero il capitolo sull’energia nucleare: il piano infatti è quello di ottenere il 40% della tecnologia pulita di cui l’Ue ha bisogno per la transizione verde attraverso l’utilizzo delle rinnovabili, con investimenti sulla produzione di pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore ed elettrolizzatori. In questo modo il lavoro dell’Unione Europea si focalizza non sulla concentrazione di un’unica sorgente di energia quali le centrali, bensì sulla diversificazione e la possibilità di autodeterminazione sulla scelta del tipo di tecnologia utilizzabile, cercando di sfruttare le diverse condizioni e particolarità climatiche di tutti i paesi europei, permettendo d’altro canto ai cittadini di creare “villaggi energetici” nei comuni e nelle micro aree residenziali. Un piano che punta allo sviluppo di quelle tecnologie che contribuiranno all’obiettivo dello stop alle auto benzina e diesel fissato entro il 2035.

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