Multa di 390 milioni a Meta per violazione delle norme Ue su Gdpr

Multa di 390 milioni a Meta per violazione delle norme Ue su Gdpr

L’ennesima multa comminata dall’autorità per la protezione dei dati (General Data Protection Regulation, GDPR) al colosso Meta di proprietà di Mark Zuckerberg per violazione del regolamento sulla protezione dei dati. L’accusa sarebbe quella di aver costretto illegalmente gli utenti delle piattaforme Facebook e Instagram ad accettare annunci personalizzati.

Secondo la commissione Meta avrebbe violato gli obblighi di trasparenza e adottato una base giuridica scorretta nel trattamento dei dati personali degli utenti a scopi pubblicitari. Le multe commissionate sono nello specifico di 210 milioni per Facebook e 180 milioni per Instagram, la commissione ha inoltre richiesto a Meta di uniformare le proprie pratiche alle norme Ue entro 3 mesi.

Il caso meta sul trattamento dei dati personali

La sanzione in questione è arrivata a seguito dell’adozione di tre decisioni vincolanti da parte del Comitato europeo per la protezione dei dati, l’organo che regolamenta il settore, decisa lo scorso dicembre e si tratta di una delle decisioni più importanti mai presa dall’Ue dopo l’approvazione della Gdpr, adottato il 27 aprile 2016 ed entrato in vigore il 24 maggio dello stesso anno ed operativo a partire dal 25 maggio 2018.

Un duro colpo per l’azienda di Zuckerberg dopo lo scandalo che aveva travolto Facebook nel 2018 e che aveva visto il colosso multato di ben 5 miliardi di dollari circa dalla Federal Trade Commission statunitense per violazione della privacy, nell’ambito dello caso di Cambridge Analytica esploso nel 2018.

Secondo quanto emerso dall’indagine il comportamento di Meta aveva il solo scopo di profilare gli utenti, facendogli arrivare le offerte pubblicitarie più personalizzate per il loro profilo acquisendo maggiori dati possibili sui loro interessi e comportamenti. Dati che ovviamente Meta rivende al maggior offerente, ossia i pubblicisti, attraverso le sponsorizzate, settore che ultimamente aveva subito un brusco calo a causa della crisi ma soprattutto del crollo degli iscritti sulla piattaforma Facebook.

L’accettazione obbligatoria al consenso per il trattamento dei dati personali al momento della registrazione sulle piattaforme, la terminologia complicata utilizzata nelle proprie policy e i lunghi moduli da leggere prima di dare il consenso e accedere, sarebbero le cause principali che secondo l’autorità hanno portato gli utenti a cedere l’utilizzo dei propri dati per poter accedere alla piattaforma. La decisione però non specifica il modo in cui il colosso dovrebbe conformare la propria politica sul trattamento dei dati personali, dunque il rischio è che Meta preferisca continuare a pagare multe piuttosto che uniformarsi alle normative europee pur di poter continuare ad incassare introiti dalla vendita di quei dati personali che ingolosiscono gli inserzionisti sulla piattaforma.

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