L’Intelligenza Artificiale che scatena il dubbio morale e impone una regolamentazione europea

L’Intelligenza Artificiale che scatena il dubbio morale e impone una regolamentazione europea

L’Intelligenza artificiale (AI) diventa l’oggetto di una proposta regolatoria dell’Unione Europea. «Proposal for a Regulation laying down harmonised rules on artificial intelligence (Artificial Intelligence Act)». I sistemi sanitari da molto tempo parlano dell’intelligenza artificiale ma proprio la mancanza di regole certe ha frenato fino ad oggi l’evoluzione del mercato, esponendo anche ai rischi che una «deregulation» può portare. Il settore più esplorato nella sanità è stato quello della radiologia: sistemi di analisi automatica delle immagini, di «pre-analisi» in modo da evidenziare aree a rischio per tumori e persino, recentemente per il Covid.

Sì, perché creare un’immagine a partire da un testo grazie all’intelligenza artificiale (il cosidetto TTI, Text to image), è ormai una pratica estremamente diffusa. In origine, è stato Dall-E 2, il progetto di Open AI avevamo scritto tempo fa. Negli ultimi mesi sono nate altre piattaforme, con funzionamento simile, che hanno definitivamente democratizzato l’accesso a questa tecnologia. In altri termini, se Dall-E 2 (come anche Imagen, che è di Google) resta un progetto di ricerca, cui pochi riescono ad accedere e solo invito, quella stessa tecnologia è ormai a disposizione virtualmente di chiunque, sotto altre forme. Tanto che, addirittura, un’immagine generata da un’IA è arrivata a vincere un concorso artistico in Colorado (video).

Se il processo alla base della generazione di immagini con IA è estremamente complicato, creare foto o disegni, per un utente comune, è abbastanza semplice. Da un punto di vista tecnico, basta conoscere i servizi e comprenderne il funzionamento di base. 

L’uso delle immagini generate dagli algoritmi dall’AI si diffonde nel mondo dell’arte, ponendo forti limiti alla creatività degli artisti e sollevando questioni di natura etica, copyright e sicurezza. Dunque il dibattito è incentrato sia sul dilemma morale che sta vedendo al centro delle polemiche numerosi artisti che si sentono defraudati del loro lavoro, sia sul rischio che questa nuova tecnologia possa sfuggire di mano e diventare incontrollabile a livello normativo, poichè coinvolge la privacy di tutti noi e dei soggetti coinvolti.

Intelligenza artificiale, gli artisti si ribellano

L’intelligenza artificiale entra nel mondo dell’arte e divide gli artisti, che si posizionano su opposte barricate: fra chi è a favore e ci guadagna, e chi invece cerca di contrastare l’ascesa degli algoritmi di AI per motivazioni etiche, legate alla sostenibilità del mondo cripto e per questione di copyright digitale.

Il tema si sta scaldando in questi giorni per via della diffusione di immagini “artistiche” create dai nuovi grandi modelli di linguaggio con AI (large language models), che continuano a evolvere.

Le immagini a volte imitano quelli di artisti famosi. E lo fanno utilizzando, come dataset base di partenza, proprio le opere disponibili di questi stessi artisti.

L’artista polacco di fantasy Greg Rutkowski ha protestato, accusando l’AI di concorrenza sleale verso gli artisti, delle cui opere si alimenta , per produrne altre che vanno a incidere sullo stesso mercato.

Abbiamo sondato il terreno degli artisti italiani che avversano gli algoritmi di AI, per capire le ragioni profonde e radicali di chi si sente defraudato da “un nucleo ristretto di soggetti che si appropriano storicamente in modo sistematico di tali beni e saperi che dovrebbero essere condivisi, arrogandosi di una proprietà privata (oggi sotto forma degli algoritmi di AI, ndr) che si basa su un sistema di diritto che non ha alcun fondamento logico, se non quello del potere, della paura, della violenza, dell’oppressione e del dominio”, come afferma in maniera netta sugli Nft Tommaso Tozzi, pioniere della Net Art in Italia, fondatore di Strano Network e docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Come gli algoritmi di AI generano opere d’arte

L’immensa offerta di database di immagini, presenti in Rete con descrizioni testuali, permette a chiunque di diventare un artista della Crypto arte, dando in pasto tali immagini agli algoritmi di text-to-image (come Stable Diffusions uscito ad agosto in open source oppure Dream Studio) per realizzare nuove opere d’arte digitali. I modelli di AI text-to-image sono infatti in grado di generare immagini a partire da un testo.

Le opere frutto degli algoritmi dell’AI sollevano tre questioni

Le opere d’arte generate dai text-to-image e dagli algoritmi di AI lasciano aperte tre grandi problematiche tuttora prive di soluzione: la proprietà intellettuale, da cui discende il dilemma del compenso (a chi spetta la retribuzione degli artisti); le questioni etiche (dalla sostenibilità ecologica al tema della creatività, fino ai noti problemi legati agli algoritmi AI); la cyber censura.

Il problema del copyright

Il primo grande problema riguarda la proprietà intellettuale. Non è facile attribuirla, ma un fatto è certo. Le immagini sono catturate dalla Rete, attraverso l’alternativa testuale (l’Alt immagine), senza chiedere il consenso a fotografi ed artisti.

“Craig Peters, amministratore delegato di Getty Images”, continua Gualtieri, “ha infatti detto di aver preso questa decisione al fine di tutelare i clienti dell’azienda. Infatti, cominciano ad emergere dubbi nei confronti della proprietà intellettuale delle immagini che vengono prodotte da questi programmi”.

Ma Getty Images non è la prima piattaforma ad aver preso posizione in merito. Infatti, “nelle scorse settimane anche il sito Fur Affinity, che si occupa di produrre fumetti e arte di genere furry (ovvero animali antropomorfi) ha detto di voler tutelare il lavoro degli artisti ‘reali’, quelli in carne ed ossa”, sottolinea Gualtieri. Significa dunque che gli algoritmi AI fanno sentire gli artisti messi sotto pressione, perfino defraudati del loro copyright digitale.

Il tema etico

Ma non ci sono solo gli aspetti economici, bensì anche profili più strettamente etici da prendere in considerazione. Per esempio, “molti si interrogano sul concetto di ‘arte’ e di ‘artista’ in questo contesto”, afferma Gualtieri: “Molti ritengono che un’opera d’arte prodotta da un’intelligenza artificiale possa essere considerata tale o che vengano parzialmente meno creatività, originalità”.

Infatti agli occhi di numerosi critici appare come arte dozzinale e derivativa. L’unica originalità sembra limitarsi a trovare la frase perfetta con cui l’AI può generare l’opera. Arriva dal Colorado la storia di Jason M. Allen che ha vinto un concorso d’arte con un’opera creata con Midjourney (intelligenza artificiale). “Allen ha dichiarato che serve molta creatività umana per riuscire a trovare una frase perfetta che agevoli l’algoritmo nella realizzazione di un’opera in grado di vincere un premio, ma ha ricevuto pesanti critiche”, aggiunge Barbara Gualtieri.

Inoltre non è solo una questione di creatività digitale. Per esempio, effettuando una ricerca fra art model eseguiti con l’AI, basta cercare il termine “asiatico” per essere travolti da una valanga di pornografia. Ciò solleva un’altra questione etica non indifferente, se l’AI attribuisce esclusivamente contenuti porno alle donne asiatiche o contenuti criminali associati a persone di colore.

La cyber censura

Nell’AI cinese non esiste la piazza Tienanmen, oggi rinominata Tiananmen, dove nel 1989 venne soffocata nel sangue la protesta dei giovani cinesi pro democrazia e libertà.

Tienanmen è una parola proibita sul web dagli albori della rete cinese. Ma ora Pechino ha esteso la cyber censura dal Grande Firewall su internet ai sistemi AI.

Tuttavia non c’è solo il senso della Cina per la censura. Giada Pistilli, esperta di etica presso Hugging Face, startup AI, afferma che sfumano i confini fra censura e moderazione, anche in altre culture e regimi democratici. In Francia il secolarismo impone il divieto dell’uso di simboli religiosi in pubblico e in USA è l’opposto: tutto è permesso.

Dunque, non bisogna usare l’AI cinese perché significa adottare sistemi di intelligenza artificiale pesantemente censurati. Ma, sempre per motivi etici, non è possibile neanche utilizzare modelli di AI che si riferiscono alle donne asiatiche come ad oggetti sessuali o a persone di colore come a membri di gang criminali.

La proposta di regolamentazione specifica per la salute

La proposta analizza aspetti di sicurezza, etici e regolatori, ad esempio quello della marcatura CE ma anche la definizione di intelligenza artificiale. Si è aperta una discussione, che può essere seguita sui siti dell’UE dedicati, partendo da questo link: https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/proposal-regulation-laying-down-harmonised-rules-artificial-intelligence-artificial-intelligence. Il tema principale, almeno per ora è è che la salute viene portata spesso come esempio ma probabilmente ha bisogno di regole specifiche e dedicate. Come dico spesso però, non so se l’AI sostituirà i medici ma quelli che usano l’AI sostituiranno quelli che non la usano.

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